Ferma il criceto che hai in testa. Superare i pensieri negativi

Ferma il criceto che hai in testa. Superare i pensieri negativi

E’ estate ed è arrivato finalmente il momento di prendersi una pausa, una vacanza, staccare il telefono e riposarsi. Ci si prepara per il mare, per la montagna, per il lago o per qualsiasi luogo che determini una decisa e ferma rottura con la nostra quotidianità, perché si è stanchi, stressati, arrabbiati e solo una vacanza può aiutare a staccare veramente dai problemi. Tuttavia, una volta arrivati nel nostro personale paradiso terrestre, ci assalgono preoccupazioni, pensieri, rimorsi, dubbi legati al lavoro e alla nostra vita. Pensieri che non ci fanno stare tranquilli, che non ci permettono di rilassarci.

Questo perché ci portiamo dietro lo stress e il nostro ‘piccolo inferno portatile’: ovvero un bagaglio di pensieri in grado di creare una barriera invisibile tra noi e il mondo, una barriera fatta di silenziose invettive verso i colleghi assenti, la moglie, i figli, il vicino d’ombrellone.

La gabbia della rimuginazione

Questo piccolo inferno portatile è fatto di aspettative, constatazioni, giudizi su di sé e sugli altri. Pensieri che spingono sempre a fare, fare, fare, eliminando tutti gli ostacoli che ci separano da un’ipotetica condizione di felicità: condizione illusoria, lontana sempre almeno un passo, un passo dettato in modo dittatoriale da una mente inquieta e costantemente in affanno, che promette un benessere irraggiungibile, perché sempre disturbato da qualcosa di esterno e sempre nuovo.

“Ferma il criceto che hai in testa!”

Se ti riconosci in questa condizione, “Ferma il criceto che hai in testa!” è un libro che può aiutarti. Scritto da Serge Marquis, medico canadese specializzato nei disturbi derivanti dallo Stress, in modo facile e intuitivo fornisce alcune indicazioni pratiche (e sorprendentemente semplici) per superare forti stati di esaurimento e rabbia. Detto in altre parole, è un piccolo bignami dello stress che vuole affrontare le mille sfumature di malessere che affliggono il lavoratore medio di una società occidentale avanzata.

Persona che avrebbe tutto per potersi concedere un minimo di felicità, eppure non ce la fa proprio, assorta nei propri pensieri, che rendono inodore, insapore, freddo e piatto il mondo che la circonda.

E’ un libro molto leggibile, oltre ad essere un’operazione molto furba: in questo testo l’autore spiega in modo molto semplice principi complessi derivanti dalla filosofia orientale e da alcune aree della psicologia occidentale. Un lettore appassionato di zen, buddhismo e quant’altro forse potrebbe inorridire di fronte ad un certo modo di esporre determinate tematiche e considerare il testo una furba operazione di marketing.

Perché leggerlo?

Dal mio punto di vista, fornisce al pubblico più vasto possibile, alcuni principi e metodi fondamentali per riuscire a migliorare la capacità di godersi appieno la vita e affrontare i problemi in modo lucido e creativo.

A volte, marketing e beneficio generale non fanno a pugni: non a caso il libro è diventato un bestseller internazionale. Da la misura di quanto le persone abbiano bisogno di questo tipo di conoscenze. Perché si può ‘staccare’, ma per staccare da se stessi, per prendere le distanze da un proprio modo di essere, servono concetti estranei al senso comune.

Una distinzione fondamentale: quale differenza tra l’essere consapevole e le ‘rimuginazioni tossiche’?

Fondamentalmente questo libro insegna come distinguere due tipi di attività mentale molto diversi fra loro: l’attività mentale riflessiva centrata sul proprio ego (il criceto) e l’attività mentale riflessiva centrata sul rapporto tra sé e il mondo (consapevolezza). Se la prima è il monologo interiore, quello che ci diciamo costantemente, che ci accompagna e ci definisce, costruendo l’immagine che abbiamo di noi stessi, il secondo tipo di attività mentale è quella che ci connette in modo vivo con la realtà, ‘centrandoci’ sul come ci sentiamo e sui contesti che stiamo vivendo.

Sembra che, nella nostra società centrata su ego ipertrofici, il nostro monologo interiore si è dilatato e ha perso ogni misura, divenendo un film che ci assorbe per la maggior parte del tempo, concentrati costantemente su noi stessi in discorsi senza fine, fatti di rimuginazioni che non risolvono in alcun modo i nostri problemi, ma, al contrario ci complicano in vari modi la vita (e la salute).

La soluzione proposta dall’autore? La decrescita personale

Il mondo moderno fa ormai l’apologia della crescita personale: ogni giorno i giornali decantano i meriti di chi ha successo nella vita – sportivi, artisti, uomini d’affari – e viene detto che chiunque può raggiungere simile vette. Niente di più sbagliato! E’ del tutto illusorio credere che la felicità risieda nella crescita personale, ed è proprio questa convinzione  ad avere conseguenze nefaste: non riuscendo ad accrescere la nostra felicità agiamo in modo da alimentare il nostro ego-criceto, e così facendo gli permettiamo di raddoppiare la sua energia.

Ricordiamoci sempre che quella ruota non porta da nessuna parte! Ecco perché la crescita personale è un mito. Peggio ancora, è un’illusione pericolosa e dannosa per la salute. Sempre più persone – ed è impossibile tenere il conto delle statistiche mondiali al riguardo – ingurgitano tonnellate di pillole perché si sentono depresse, ansiose, insonni. 

[…] Un ulteriore illusione consiste nel credere che, se ottieni tutto quello che vuoi, la ruota smetterà di girare dentro il tuo cranio. Non è vero: più avrai, più vorrai avere. Così va la vita.. Come credi vivano le star, i miliardari e le icone della bellezza? In un flusso incessante di pensicchiate che le spinge a cercare di ottenere ancora e ancora, sempre di più.

Ferma il criceto che hai in testa!

Aprirsi alla realtà

Forse, con ego ridimensionati, saremo più capaci di riconnetterci con gli altri e vivere al meglio i nostri quartieri e le nostre comunità: meno ossessionati da un monologo interiore che parla solo ed esclusivamente di sé (io, io, io..), e delle ingiustizie subite, potremmo ritrovarci meno soli ad affrontare i problemi, scoprendo un mondo fatto di altri molto simili a noi, che possano trasformare le nostre sofferenze individuali in questioni condivise e perché no, pubblicamente rilevanti.

E nella scoperta dell’altro, riuscire a goderci quello che già c’è: una cena, una chiacchierata, un viaggio in motorino, una birra, una partita di calcetto, ecc.

Nel frattempo, nella solitudine che ci siamo auto-inflitti, ognuno all’inseguimento della propria ‘crescita’ personale o lavorativa, può essere utile comprarsi questo ‘umile’, semplice, a volte superficiale libretto, che senza troppi giri di parole, ci aiuta a migliorare il nostro a-volte-troppo-complesso rapporto con la realtà.