Il nostro sé è fatto di percezioni/azioni che si susseguono. Percezioni ed azioni sono legate in modo indissolubile alle emozioni: non esistono percezioni ed emozioni emotivamente neutre. L’etimologia della parola emozione ci spiega questa intima connessione: e-moveo, ‘muoversi da’. L’emozionarsi, non è quindi una cosa per romanticoni, o per i poeti, ma è il nostro stesso modo di muoverci nel mondo in modo sensato, a partire da una determinata percezione.
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L’emozione è un movimento legato e correlato a specifici processi psico-neuro-endocrino-immunologici.
Vedo un mostro, ho paura, e quindi scappo: amigdala, adrenalina, attivazione neuro-muscolare, aumento del battito cardiaco, irrorazione del sangue verso il sistema motorio, fuga.
Vedo Diletta Leotta, provo attrazione, mi avvicino. E anche qui una complessa storia neuro-ormonale.
Ma non c’è solo la vista, anche se è il senso più sviluppato nell’uomo contemporaneo. Le percezioni che ci emozionano, ossia che ci muovono, sono moltissime:
- udito
- tatto
- olfatto
- enterocezione (percezione del proprio corpo)
- ecc.
A questo punto è importante sottolineare un aspetto: la maggior parte delle nostre percezioni-azioni non sono coscienti, o in altri termini, non sono oggetto di riflessione dell’Io (ossia, del nostro pensare).
Per questo possiamo venire sorpresi da un’emozione che non capiamo o compiere azioni, che scopriamo non avere senso.
Molti dei nostri apprendimenti avvengono infatti, senza bisogno di uno sforzo cosciente, ma per imitazione, condizionamento, per inerzia, attraverso azioni e situazioni di altri che ci guidano.
Si apprende anche solo semplicemente osservando gli altri.
La complessità delle percezioni dell’essere sé è tale per cui, il nostro essere cosciente, letteralmente, non può contenere tale miriade di informazioni vissute.
L’attenzione
L’attenzione può elaborare un limitato numero di elementi, necessariamente connessi all’emozione vissuta, che orienta l’attenzione rispetto a cosa è in quel momento interessante e cosa no: se ho paura sarà attratto dalle vie di fuga, e vedrò una realtà totalmente differente da chi in quel momento è arrabbiato o annoiato.
Le emozioni sono quindi alla base della nostra percezione del mondo.
Di più: impongono il senso da dare al nostro mondo, la direzione verso cui tendere. Le emozioni sono autoritarie. Ci comandano.
E attraverso le emozioni cambia la percezione del tempo, dello spazio, degli altri e degli oggetti.
Le emozioni sono le schema che la vita si da per capire quali possibilità di azioni un organismo, vivo, ha di fronte in quel determinato momento.
Anche gli oggetti, primariamente, non vengono mai percepiti come cose isolate ed esistenti di per sè, ma come ‘possibilità di azione’ per me.
Una sedia non esiste se non nel nostro parlare, nella dimensione pre-riflessiva (che sorregge questa possibilità di astrazione) esiste solo la possibilità di ‘sedersi’.
In questa dimensione di base: la penna è ‘lo scrivere‘, il letto ‘il dormire‘, il coltello ‘il tagliare‘.
Da questo flusso continuo di percezioni e azioni, da questo flusso di esperienze consce o inconsce, l’attenzione prima, e il linguaggio poi (in modo ancora più potente), ci fanno emergere una determinata percezione del mondo, legata a determinate possibilità di vita, legate ad un come mi sento, determinato dai fatti che mi sono appena capitati.
Tutto in vista del continuare ad esserci, nel modo più comodo e stabile possibile. La nostra vita è l’esperienza di un continuo e costante movimento, che cerca stabilità.

Bibliografia:
Bottaccioli, F. (2005). Psiconeuroendocrinoimmunologia. Red Edizioni: Milano.
Chalmers, D. (1996). The conscious Mind: In Search of a Foundamental Theory. Oxford U.P.: New York.
Pert, C. (1997). Molecules of Emotion. Scribner: New York. (Tr. it. Molecole di emozioni. Corbaccio: Milano, 2000).